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ONLINE EXHIBITION

 

OPEN FIELDS: Harley Price, Lidia Bianchi, Sarah Roberts

Curated by Dobroslawa Nowak and Nicola Nitido

 

Opening: Thursday, 4 February

Dates: 5 - 28 February

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Harley Price, Lidia Bianchi and Sarah Roberts were part of the  In-ruins residency at the National Archaeological Park of Scolacium in 2018. Conceived for the return of the wide range of In-ruins’ activities, Open Fields is a VR exhibition recalling their silhouettes and showing part of their recent research. In-ruins aims at rethinking and remapping archaeological sites into new, real and speculative, landscapes. The project reaches to myths, symbols, collective memories, and the political significance of archaeological discoveries. Following this path, the exhibition will emphasize how the sensitive perception of the artists can transform the physical world, which comes to be reorganized according to the individual traces. 

 

The term open fields has been used in agriculture since the Middle Ages. It defines the agreement regarding the ownership of lands, where no hedges separate terrains belonging to different farmers. In open fields decisions are taken together, and in full accordance with tradition. As a result, farmers cultivate their individually-owned plots of land and then redistribute the harvest proportionally. Given this conceptual stimulus, the exhibition presents the artists’ reflections on the concept of physical space, and on the metamorphosis of its uses and meanings made urgent by the radical changes we are all witnessing: the peculiar transformation of the places that we inhabit into all-day and all-night living spots, and the bizarre emptiness of spaces experienced daily before. 

 

Sarah RobertsLockdown Papers is a diaristic response to the pandemic. The unexpected circumstances prompted the artist to shift her focus from outside places, their architecture and interiors, to the private, domestic sphere, including family archives. Roberts takes on an intimate and delicate approach where the use of watercolours, photo-collages and poetic records document a new, self-constructed, reality never explored before. Lidia Bianchi’s Le Telluriche is a visual narrative that deconstructs pre-existing imagery of the telluric aspects of the Mediterranean, reflecting on the overall concept of gaze and distance, and producing a visceral and bleary archive of our sea. In the work, the artist draws from mythology to elaborate individual experience via the encounter with nature. Harley Price questions the idea of space in relation to the outer environment, which comes to be pervasively transformed by looking at the enduring presence of rhythm of organic objects, and their mystical meaning. Requiem of the Olive Trees depicts the physical world via musical notes, whereas The Semiotics of the Cairn is a set of photos of an interactive sculpture inviting visitors to use stones as a form of memory of their visit to the first edition of the In-ruins Residency

 

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Dobroslawa Nowak and Nicola Nitido

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ITA

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Lidia Bianchi, Harley Price e Sarah Roberts hanno preso parte alla residenza In-ruins presso il Parco Nazionale Archeologico di Scolacium nel 2018. Concepita come un ritorno al più ampio raggio di attività di In-ruins, ‘Open Fields’ è una mostra online volta a richiamare le rispettive silhouettes e recenti ricerche dei tre artisti. In-ruins è una piattaforma di ricerca volta a investigare l’archeologia entro nuove cornici concrete e speculative. Con questo obiettivo, In-ruins si occupa di mito, simboli, memoria collettiva e significazione politica delle scoperte archeologiche. Attraverso questo percorso, la mostra pone attenzione a come la sensibilità percettiva degli artisti trasforma il mondo fisico, il quale diviene riorganizzato attraverso tracce individuali. 

 

Il termine open fields (campo aperto) è utilizzato nell’agricoltura a partire dal Medioevo. Definisce gli accordi riguardo la proprietà terriera laddove non vi sono confini che separano fisicamente i terreni appartenenti alle diverse proprietà. Nei campi aperti vige il principio per cui le decisioni vengono prese di comune accordo con la tradizione con il risultato che gli agricoltori coltivano le loro proprietà terriere individuali e ridistribuiscono il raccolto in modo proporzionale. A partire da questo pretesto concettuale, la mostra presenta le riflessioni degli artisti sul concetto di spazio fisico, sulla metamorfosi dei suoi utilizzi e sui significati resi urgenti dai radicali cambiamenti di cui tutti siamo testimoni: la peculiare trasformazione dei luoghi che abitiamo ormai giorno e notte, e la bizzarria di altri spazi ormai vuoti ed un tempo vissuti quotidianamente.

 

I Lockdown Papers di Sarah Roberts presentano una risposta diaristica alla pandemia. Le circostanze inaspettate hanno condotto l’artista a ribaltare il proprio focus dallo spazio esterno e l’architettura, a quello privato della sfera domestica e degli archivi familiari. Roberts assume un approccio intimo e delicato in cui l’uso dell’acquerello, collage fotografici e registrazioni poetiche documentano un nuova realtà autocostruita mai esplorata prima. La narrazione visiva de Le Telluriche di Lidia Bianchi decostruisce, invece, l’immaginario del Mar Mediterraneo, riflettendo sul concetto di sguardo e di distanza, e producendo un archivio del mare nostrum viscerale e sfocato. In questo lavoro, l’artista attinge dalla mitologia per elaborare l’esperienza individuale dell’incontro con la natura. Harley Price indaga la questione dello spazio in relazione all’ambiente esterno, il quale viene ad essere pervasivamente trasformato dall’osservazione di durata, ritmo ed aspetto mistico degli oggetti organici. Requiem of the Olive Trees raffigura il mondo fisico attraverso note musicali, mentre The Semiotic of the Cairn è una serie fotografica che documenta la scultura interattiva da lui prodotta per la prima edizione di In-ruins Residency, la quale invitava i visitatori all’utilizzo di pietre come forma di souvenir.

 

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Dobroslawa Nowak and Nicola Nitido

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